Quale mentalità e visione del mondo?!
Mondo è paese!
Viaggiare apre la mente, amplia le vedute e fortifica il cuore.
Se si è ben disposti e aperti a ciò che la scoperta e l'avventura porta con sè si scopre che in tutte le parti del mondo ogni piccolo paese, ogni persona che si incontra e ogni situazione sembrano verificarsi nel modo più semplice possibile.
Porto con me una frase che mio padre usa ripetermi ovunque io vada: "tutto il mondo è paese". Il significato della frase è ben chiaro e non c'è molto da dire a riguardo, ma ad esso voglio aggiungere ciò che l'esperienza del viaggio implica in sé ed è la capacità di superare tutte le barriere che si erano innalzate nel piccolo paese, vuoi per paure, per rivalità, per noia o altro. Il viaggio aiuta ad accettare ed accettare significa andare oltre ciò che si era creduto immutabile, ciò che si è sempre visto come giusto e difficile da obiettare e in questa ottica si può vedere tutto il mondo come paese appunto.
Durante il viaggio ci si scopre, si affrontano le proprie paure, si impara ad essere più flessibili, più tolleranti, si impara a vedere con gli occhi degli altri e si sperimenta qualcosa di diverso dalle proprie abitudini. Tutto ciò è possibile perché chi ci ospita ci insegna un po' delle proprie tradizioni.
Ho trovato interessante il viaggio in Indonesia ed il viaggio all'interno dell'outback australiano e su Thursday Island. Tutti sono stati esempi lampanti della frase che mio padre mi ripete sempre, cioè che tutto il mondo è paese. Il paese è caratterizzato dalla sua mentalità e dall'organizzazione della sua società, ossia una comunità che varia in dimensione rispetto alla grandezza del paese. Il paese, specialmente in Italia, è quel posto dove tutto cerca di rimanere il più inalterato possibile, dove si cerca di tramandare le tradizioni e le proprie usanze. Ciò viene fatto in simile maniera nelle comunità native. Alcune delle comunità aborigene, che mantengono le proprie tradizioni, preferiscono vivere in piccole comunità, ma cercano allo stesso modo di adeguarsi alla modernità: vivono in case con pannelli solari, hanno automobili e telefoni, ect.. vivono cioè in maniera civilizzata, come alcuni bianchi oserebbero dire; con lati positivi e lati negativi, aggiungo io. Ciò nonostante tramandano le proprie usanze, la cultura e le conoscenze che hanno sul bush alle nuove generazioni e dipingono la propria storia su piccoli canvas, che cercano poi di vendere.
Simil cosa viene fatta dalla popolazione indonesiana nelle piccole isole turistiche e/o nei centri turistici come Bali: la popolazione è a stretto contatto con la modernità - enormi resort per i turisti bianchi, negozi nelle strade, carte di credito, ristoranti e fast food - ma decide di rimanere ancorata alle proprie tradizioni, decide di vivere in maniera umile, di praticare ogni mattina la preghiera indù in favore degli dei e di porre ogni mattina un piccolo cestino con i doni offerti agli dei in cambio di protezione davanti a ogni abitazione e casa, persino davanti ad ogni singolo bungalow costruito per i turisti (come fuori dal mio piccolo bungalow a Nusa Lembongan). Parlando con un uomo indonesiano che ha un proprio piccolo business di saponi, sono rimasta affascinata dalla sua ferma volontà nel non viaggiare al di fuori dell'Indonesia, perché in Indonesia lui ha tutto ciò di cui ha bisogno. Nel fare questo, tuttavia, quest'uomo non rinnega la modernità: usa facebook per il suo business, ha un orologio colorato e moderno al polso, si gode la vita come se fosse un uomo australiano, americano o europeo.
Tutto ciò che mi insegna il viaggio è aprire la propria mente mantenendo saldi i propri valori e principi, ma non le proprie credenze. Perché ciò che si crede certo può cambiare improvvisamente in meglio o in peggio, può infrangersi in pezzi; mentre i propri valori e principi, quelli sani con cui si è cresciuti, possono essere arricchiti da ogni esperienza e da ogni avventura ;)
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